26 agosto 2004. N'Djamena.

 

E' già passato più d'un mese dal mio arrivo!  Un mese in questo verde meraviglioso.

Ho cercato di fare una missione a est, per andare a Mongo, la quarta città dove sono le scuole del mio progetto. Ma il giorno dopo la partenza, ci siamo impantanati nel fango. Abbiamo forato e cambiato la gomma dentro la melma. Ma il fuoristrada non ne voleva sapere di uscire. Sembrava di essere nelle sabbie mobili. Si tirava fuori di un mezzo metro, e si ripiantava. Siamo rimasti così 5 ore! Il pantano ci ha colti alle 6.40 di mattina. Eravamo in 5, e abbiamo scavato e spinto per 3 ore. Niente da fare. Con l'autista ormai esausto, siamo andati a cercare rinforzi nel villaggio più vicino. Ma anche con l'aiuto di altre 6 persone (muscolosi contadini) ci sono occorse altre due ore. Siamo riusciti ad essere di nuovo in strada solo alle 11.30. Troppo tardi, troppo stanchi, troppa acqua. E avevamo davanti a noi 400 km così. Come mi avevano detto, fino alla fine delle piogge bisogna tenere un profilo "molto ridotto". Posso fare poche cose, qui a N'Djamena, e laddove le strade sono asfaltate, o in terra ma decenti.

Certo, mi piacerebbe che queste cose le vivessero tutti quelli che da noi comprano e usano grandi fuoristrada... per andare al supermercato. Chissà che divertimento c'è a sentirsi grandi usano una fuoristrada... in autostrada! Vorrei vederli, a piantare la faccia nel fango per tirare fuori una ruota. Magari si darebbero meno arie, e comprerebbero delle Smart!

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Ma oggi sono un po' triste. Perché la prima notizia stamattina è stata l'uccisione del giornalista di Diario in Iraq, Enzo Baldoni.

Non ci si voleva credere. Non ci si può credere, a queste cose. La nostra mente non può accettare la barbarie.

Mi dispiace enormemente. Sento tutto il dolore della sua famiglia.

Anche perché qui, mi sento comunque più vicina a tutto. Più vicina a chi cerca di essere solidale. Più vicina a chi è in guerra, perché anche questo paese di guerre ne ha passate tante, e si vede. E le cicatrici non spariscono mai.

Bisogna non cominciarle le guerre. Bisogna non entrarci.

Mai. Mai. Mai.

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Un saluto. Silvia.