Le domande più frequentI 

di chi mi crive per viaggiare in africa

Mi capita spesso di ricevere lettere da persone, soprattutto giovani studenti o neo laureati, che mi cercano sul web dopo avere letto libri miei, oppure semplicemente perché navigando "inciampano" nel mio sito.

Allora molti mi esprimono il loro sogno di andare in Africa, o comunque di "stare dalla parte dei poveri". Di conoscere il mondo in maniera non turistica, e fare esperienze di condivisione.

E' sempre bello ricevere messaggi di questo tipo. Costituiscono anch'essi i fili con cui tessere la rete della condivisione e della pace. E in parte, mi ricordano come ero io a vent'anni... Dunque, quando volete, scrivetemi pure!

Siccome molti mi chiedono in che modo fare un viaggio in Africa, non essendoci mai stati, voglio dare qui la risposta che io do quasi sempre alle e-mail. Per me, il mio primo incontro con l'Africa è stato, a vent'anni, tramite un viaggio di conoscenza. Lo feci grazie a don Tullio Contiero, cappellano pieno di energie che ha portato tra i poveri migliaia di giovani, per oltre 20 anni. La sua organizzazione è attiva tuttora, e ha sede sempre nello stesso posto: Bologna, zona universitaria. Dunque, se qualcuno vuole fare un viaggio di conoscenza in Africa oggi naturalmente ci sono molte più possibilità rispetto agli anni '80, molte sono ormai le associazioni che fanno turismo responsabile, e vi sono anche guide in proposito che si trovano in libreria. Se volete comunque conoscere l'attività di don Contiero e informarvi per partire con il Centro Studi Donati, da lui fondato, cliccate qui.

Altri mi scrivono invece chiedendomi informazioni per lavorare nella cooperazione internazionale. Ora, la risposta è molto più complessa per me. E in generale non è che lavorare nella cooperazione sia molto semplice. Vorrei precisare anche che molti pensano ancora che "basti la buona volontà, per andare a ...fare delle cose tra i poveri". Scusate, ma questa "buona volontà" nasconde spesso un razzismo di fondo. Molti pensano (ancora!) che tra i poveri si possa andare a fare qualunque cosa, perché loro "hanno bisogno di tutto". (Si parte dal presupposto che siano nella più totale ignoranza!). Un conto è fare un periodo di conoscenza, andare un periodo in una missione, soprattutto con l'intento di conoscere, condividere, stare con. Un altro conto è cercare un contratto di lavoro! In tal caso, occorrono competenze e - in primo luogo -  occorre conoscere le lingue! Sembra una banalità, ma molti mi chiedono come andare a lavorare all'estero... e non sanno una parola né di francese né di inglese o di spagnolo. Scusate, ma se venisse da noi a lavorare un giapponese, o un norvegese o quant'altro, che non sapesse altra lingua che la sua e pretendesse di essere capito, non ci sembrerebbe come minimo presuntuoso (per non dire colonialista) ?!?! Insomma, se si vuole lavorare in giro per il mondo cercando di fare meno danni possibile, bisogna innanzitutto studiare, e studiare molto. E' bene conoscere la storia del paese in cui si vuole andare, i suoi problemi politici interni e internazionali, i suoi cambiamenti prima e dopo la colonizzazione. Occorre avere anche un certo bagaglio di conoscenze antropologiche, tale da renderci capaci di decentramento. Di non avere solo un approccio etno/ego-centrico. Non partire dai nostri punti di riferimento per giudicare il mondo. Occorre quindi avere competenze tecniche specifiche, siano esse in campo sanitario, educativo, agricolo, veterinario ecc. Ma per lavorare nella cooperazione bisogna anche essere molto eclettici, perché oltre a tutto ciò sono necessarie capacità amministrative (i progetti, sono da rendicontare agli sponsor, in maniera puntigliosa e trasparente), logistiche, nonché documentaristiche. Insomma, non è per spaventare nessuno, ma per chiarire che "la buona volontà" di "fare delle cose per gli altri" ... non basta, anzi (può anche fare danni!).  Detto questo, una volta acquisite le competenze necessarie, la vita del cooperante che lavora con le ong sarà estremamente precaria sul piano professionale ed economico, ma anche estremamente arricchente sul piano culturale e umano.  

Le ong in Italia sono moltissime. Per avere qualche idea sul lavoro che fanno, potete navigare tra i siti delle federazioni (Cipsi, Focsiv,...) e da lì entrare nelle singole ong; in quello del Minisitero degli Esteri (www.esteri.it) e poi www.volint.it per vedere le vacancies disponibili e inoltre www.reliefweb.org 

Buon viaggio dunque, in tutti i sensi. E che il nostro viaggio, qualunque esso sia, sia sempre fonte e ispirazione di dialogo e condivisione. Silvia.

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