1° maggio 2010
Castelvolturno,
terra di frontiera
e di
missione |
Qui sono
con Erica, splendida volontaria di lungo periodo, referente sul
territorio per Operazione Colomba.
|
Carissimi,
vi scrivo da Castelvolturno, cittadina sulla Via Domiziana, località
che ospita migliaia di immigrati, in cui si sfruttano braccia, ma non si
accolgono Persone. Vi sono situazioni difficili, alle volte insostenibili.
Sono qui come volontaria di Operazione Colomba, sempre Susi, sempre di
Aifo, con il desiderio di conoscere sul campo i disastri della nostra
nonpolitica sull'immigrazione.
Molti di voi saranno perfettamente al corrente di ciò che accade in
questa terra. A me pare di assistere a un film che ha per regista
la camorra con tante comparse ubbidienti, ma anche con attori che
vogliono sganciarsi da questa trama di violenza e inganni e questi sono
sia bianchi sia neri: lavoratori, imprenditori, una parte della chiesa
che si “sporca le mani” con la gente e non accetta il sopruso.
Per questo sono qui, perché la camorra e' veramente una lebbra!
Susi
Ti
compete soltanto l'agire,
non mai i suoi frutti;
non sia il frutto delle azioni motivo del tuo agire,
né sorga in te adesione al non agire.
(Bhagavad-Gita)
_________________________________________________________________________________
Castelvolturno, potrebbe essere un
paradiso!
Il viola delle cascate di glicine che
abbelliscono ogni muro e cancellata, il giallo di un numero infinito di
limoni grossi e maturi che mi fanno pensare al mio albero in giardino,
in sciopero da qualche anno... le pinete che corrono per chilometri
parallele al mare, Silvia, volontaria della Caritas che ieri non vedeva
l'ora che venisse il giorno per poter accogliere in una sua casetta un
povero sfrattato che dormiva per strada; Padre Antonio, comboniano,
tanti anni di Mozambico, che lavora qui, in questa nuova Africa con una
grinta e insieme dolcezza grandi, Don Guido che sta rivoluzionando la
sua parrocchia per poter far giocare e studiare insieme i bambini
italiani e “stranieri”, le tante associazioni che si battono per i
loro diritti e così via. Anche a Castelvolturno vi sono “cose”
belle :-), sì, soprattutto loro, gli immigrati, con la loro incredibile
caparbietà a volere trovare un lavoro, e lavorare duro per aiutare le
loro famiglie in Burkina Faso, Ghana, Nigeria, Costa d'Avorio, Polonia,
Ucraina, ecc: 40 nazionalità, 2.300 registrati all'anagrafe e altri
6-7.000 non iscritti, molti i regolari, alcuni con permesso scaduto:
ragazzi, uomini, donne che sanno aggrapparsi a un sogno e che cercano di
camminare a fianco dei 20.000 abitanti italiani.
Hanno lasciato situazioni di violenza, di estrema povertà. Nessuna
legge per quanto dura, emarginante, escludente, potrà farli desistere
dal pretendere di ottenere la dignità di persona.
Castelvolturno: il comune si è sviluppato su un territorio
sconfinato, lungo 27 km! E' una enormità che non ha
permesso di acquisire identità né appartenenza neanche a quei tanti
italiani mandati a vivere qui nel 1980 dopo il terremoto di Napoli
e Pozzuoli. Questa “terra di tutti e di nessuno” con enorme
capacità ricettiva con i tantissimi edifici costruiti e mai abitati non
ha però le strutture sociali e di sviluppo che possano contrastare
efficacemente l'azione della camorra.
Il profumo del glicine e dei limoni è in lotta costante con gli
“aromi” delle tante montagne di rifiuti che come isole
circondano i cassonetti di fronte alle case, ai negozi, a fianco di
pinete stupende... meta di una miriade di poveri cani randagi che
hanno una fame di affetto incredibile e trovano anch'essi rifugio nelle
carcasse di centinaia di edifici: tonnellate di cemento che hanno
distrutto l'ambiente.
Questa
e' una terra dove il nero dei neri e' niente al confronto
del nero dell'anima della camorra che e'
la vera piaga di questa terra!
Noi:
Susi, Erica, prima Paola, ora Gabriele, fra poco Laura e Marco poi altri
giovani. Chi studente, chi lavoratore. Chi sposato, chi fidanzato, chi
libero che per un anno, due o sei mesi ha scelto di venire qui perché
qui c'è un conflitto sottile che rischia di crescere ed esplodere con
conseguenze molto gravi non solo per le vittime immediate e locali.
L'Operazione Colomba, infatti, è un Corpo Nonviolento di Pace
della Comunità Papa Giovanni XXIII (fondata da Don Oreste Benzi) si
pone a fianco delle vittime dei conflitti per creare, attraverso azioni
nonviolente, concreti spazi di riconciliazione e di pace. Attualmente vi
sono progetti aperti, oltre che qui, in Albania, Kosovo, Colombia e
Palestina. (www.operazionecolomba.it).
Siamo in una terra dove tanti, troppi, vergognosamente troppi, sono
stati i morti uccisi dalla mafia che vuole contaminare tutto: ogni
zolla, ogni goccia d'acqua, ogni cassonetto, ogni persona.
(da leggere: “La ferita, racconti per le vittime innocenti di
camorra, Ed. Ad est dell'equatore”)
La prima pagina del Corriere di Caserta del 5 marzo era piena di
notizie e volti di Italiani che hanno stuprato, ucciso e imbrogliato:
Italiani. Ma il neosindaco PDL di Castelvolturno continua a scaricare
ogni responsabilità di degrado sugli immigrati che ...non hanno voglia
di lavorare, stuprano, rubano, uccidono e … deturpano!!! E' stato
eletto con il 53% dei voti... la popolazione gli crede.
Loro, gli immigrati, se hanno un lavoro, sono ogni mattina alle
fermate degli autobus, se invece non lo hanno, si recano alle quattro
del mattino ai “Califfo grounds” (le rotonde) nella speranza
di essere assunti per lavorare un' intera giornata per 25 euro (!);
continuano a fare colloqui, a bussare a mille porte per non finire nelle
maglie della disperazione e magari, poi, della camorra. I regolari che
vivono qui da anni, con le loro famiglie o da soli, inviano quelle
rimesse che, si sa, sono superiori agli aiuti allo sviluppo... e pagano
le tasse...
Chi vuole sa perché hanno abbandonato le loro terre: il
neoliberismo selvaggio ha distrutto le economie di tanti paesi del
Sud del mondo, e se non ci hanno pensato le politiche del Fondo
Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, lo hanno fatto le
guerre, strategia indispensabile per far arricchire i
produttori e venditori di armi e consentire di depredare le
ricchezze del Sud. Qui abbiamo anche tantissimi rifugiati politici che
fuggono da persecuzioni personali, o da quelle guerre “a bassa
intensità” che uccidono perfettamente come le altre e che utilizzano
soprattutto quelle armi leggere nella cui produzione e vendita
l'Italia primeggia, vendendole anche dove c'è guerra, dove si pratica
la tortura, grazie a quelle “triangolazioni” che la fanno in barba
alle convenzioni internazionali che l'Italia ha firmato. (!)
Diversi amici africani vengono a casa nostra per vivere qualche ora di
amicizia e ho ascoltato alcune loro storie che lasciano senza fiato. Vi
accenno solo a quella di “John” che viene dal Burkina Faso, è da 7
anni in Italia e lavora. Ha abbandonato il suo paese dopo che a causa
dei disordini erano stati uccisi dei suoi familiari. Ha attraversato la
Nigeria, il Chad e poi su su, lungo il confine con il Sudan e tra Libia
e Algeria a piedi e su camion. Preso dai soldati libici, ha ottenuto la
libertà pagando 500 Franchi Cefa (con 200 sei picchiato e rilasciato,
con meno o se non puoi pagare sei arrestato); le donne: tutte stuprate,
poi alcune uccise subito dopo, altre lasciate andare. 15 giorni via
terra (costati 5.000 Franchi Cefa) e 2 giorni in mare (800 $); cinque
dei suoi compagni sono morti in mare e nel deserto... quanti corpi
di chi non ce l'ha fatta!
Il numero degli arrivi è diminuito. Certo: in violazione alla nostra
Costituzione e alla Convenzione di Ginevra (che l'Italia ha
sottoscritto) oltre ad un comune buon senso, tanti sono stati e sono
respinti in mare senza alcuna possibilità di una identificazione, di
poter fare domanda d'asilo. Condannati a morire in mare o nelle prigioni
o campi di un Gheddafi che non riconosce l'esistenza del rifugiato, che
non ha sottoscritto alcuna convenzione internazionale sul rispetto dei
diritti umani. In Libia le condizioni disumane delle prigioni e campi di
detenzione, le eliminazioni singole o di massa “del problema” sono
state documentate da giornalisti che hanno rischiato la loro vita per
questo.
Date le continue critiche anche internazionali, il nostro Governo ha
pubblicato un documento che vuole dimostrare come la nostra politica di
rifiuto sia ottima, sia per aver portato alla riduzione degli arrivi
(che poi sia costata la vita a centinaia o migliaia di uomini,
donne e bambini non ha importanza) sia nella sua azione di
integrazione... (???)
Tanto ottimismo non è condiviso dalla Commissaria dei Diritti
Umani dell'ONU, Ms. Navanethem Pillay, che in un articolo su “Africa
News” si dichiara molto preoccupata per come il nostro governo
stia trattando i migranti come un problema di sicurezza piuttosto
che cercare le vie per includerli nella società. Oltre a ricordare,
nella sua visita in Italia, che i migranti di oggi sono come quei
tantissimi italiani che fecero ricco il nostro paese con le loro rimesse
da paesi dove avevano cercato migliori prospettive di vita (ma bisogna
farcelo dire da tutti?) ha raccomandato l'impegno a proteggere i diritti
dei migranti, a mantenere un approccio umanitario nei loro confronti
affinché siano protetti da abusi e vengano perseguiti i colpevoli di
tali abusi. Ha sollecitato il nostro paese a ratificare la Convenzione
Internazionale sulla Protezione dei Diritti di tutti i lavoratori
migranti e delle loro famiglie... Ha ribadito come sia dannoso porre
l'immigrazione entro gli stretti confini dell'”agenda sicurezza”
perché questo approccio riduttivo dà vita a pregiudizi e paure e
risentimenti invece che promuovere una pacifica coesistenza tra le
diverse comunità. Ci siamo dovuti far dire da lei che la
criminalizzazione della fornitura di alcuni servizi fondamentali come la
casa e la salute costringe gli immigrati in situazioni di irregolarità....
e così via: il suo sconcerto dinanzi alle condizioni di vita nei centri
di detenzione, la mancanza di protezione dei minori.... che vergogna!
Ma loro, i politici ai quali sono indirizzate queste
raccomandazioni, la provano?
Come vorrei che gli immigrati potessero, DOMANI, andarsene verso
paesi migliori o tornarsene a casa lasciando il nostro paese nel caos
economico e disperazione delle famiglie! Chiamare allora tutti i signori
e signore che votano e sostengono il governo e plaudono ai
respingimenti e i politici in prima fila e dare loro spazzoloni, guanti,
scarponi da lavoro e spedirli a rompersi la schiena!
“Cercavamo
solo braccia, sono arrivati uomini”
(Max
Frisch, scrittore svizzero).
Da una frase fotografata su un muro e che condivido appieno:
Immigrati,
x favore, non lasciateci soli con gli italiani!
La prossima volta vi racconto un po' di noi volontari e di loro: gli
amici immigrati che con gli amici italiani impegnati sul fronte della
solidarietà cercano di costruire un futuro degno.
Susanna Bernoldi
Torna ai Diari
di Susanna
|